SANDBOX REGOLAMENTARE

«L’innovazione non è solo tecnologia: guardiamo alla sostenibilità del business»

Sandbox fintech & insurtech

Da sinistra: Maurice Lisi, Head of Digital Business di BPER Banca e Francesco Martiniello, Chief Compliance & Anti-Financial Crime Officer di illimity

Alla conferenza stampa sulla Sandbox Fintech & Insurtech hanno partecipato anche Maurice Lisi, Head of Digital Business di BPER Banca, e Francesco Martiniello, Chief Compliance & Anti-Financial Crime Officer di illimity.

Abbiamo chiesto loro come sta evolvendo la collaborazione tra incumbent e nuovi player, anche grazie alla sandbox. Ecco che cosa ci hanno raccontato.

AG. Il tema del rapporto tra banche e fintech è molto cambiato in questi anni. Dall’idea di competizione si è passati a un modello collaborativo e le partnership sono sempre di più. Come sta mutando l’approccio delle banche?

Maurice Lisi. Negli anni intorno al 2014 c’è stato molto hype intorno al fintech. C’era chi prospettava la disruption radicale, la chiusura delle banche tradizionali. In realtà, la situazione è stata più complessa: dopo una grande fase di trasformazione dei servizi di base, ci si è resi conto che la banca tradizionale gestisce tematiche e aspetti molto complessi.

Una prima complessità è legata anche al rispetto della Normativa e ai requisiti regolamentari, compresi quelli di sicurezza. Un aspetto su cui il mondo fintech ha dimostrato maggiore affanno. Un secondo aspetto complesso è come digitalizzare tutte le attività in alcuni ambiti, penso ai servizi di investimento, in cui si affrontano tematiche molto importanti per il cliente.

L’ulteriore complessità riguarda la profittabilità. La tecnologia non basta, servono clienti a cui fornire servizi che generano redditività. E conquistarli richiede investimenti. In specifici settori a bassi margini, come ad esempio i pagamenti, anche un’ottima idea può faticare a produrre del valore.

È questa complessità a spingere una parte delle fintech verso modelli B2B, in cui collaborano con le banche tradizionali, che già dispongono sia di competenze di compliance e sicurezza, sia di una base clienti. Ricordiamoci che in Europa, oggi, il 93% degli asset è gestito da attori tradizionali.

Un merito indubbio del fintech è che ha spinto le banche a innovare. Forse, senza l’ingresso di nuovi attori, i player tradizionali non si sarebbero trasformati così rapidamente. Le fintech hanno dato uno shock utile.

Francesco Martiniello. Quello che finora è mancato è la capacità di guidare l’innovazione, cioè di valutare ogni applicazione della tecnologia in base alla sua fattibilità normativa e sostenibilità economica. E per farlo serve anche saper leggere le norme in chiave digitale.

In illimity, ad esempio, abbiamo un modello di servizio che non è solo banca digitale, ma comprende un servizio alle PMI attraverso il gestore, quindi qualcosa di tradizionale. Nel mondo NPE abbiamo realizzato uno strumento interno che ci dà la visione dell’intera filiera, dall’acquisizione del portafoglio fino al recupero crediti, per poi misurarne la redditività.

La collaborazione con il fintech deve inserirsi in questo quadro: definire insieme un progetto e confrontarsi con il Regolatore su ciò di nuovo che viene fatto. E poi bisogna misurare quanto questo progetto porta in termini di maggiore efficienza per la banca, oppure di migliore relazione con la clientela.

Stiamo guardando, ad esempio, agli adempimenti antiriciclaggio, che impattano tutte le banche nel loro complesso e non rappresentano un fattore competitivo dei rispettivi business. Automatizzarli in chiave di maggior efficienza significa fare un favore all’industria bancaria in termini di allocazione delle risorse umane e all’intero sistema antiriciclaggio del Paese.

AG. L’Unione Europea si sta muovendo in modo significativo per normare l’innovazione tecnologica. È ancora il Regolatore che insegue la tecnologia, o in qualche caso si sta portando avanti?

Francesco Martiniello. Ci sono molte specifiche normative in cui il Regolatore si mostra decisamente avanti rispetto alla prassi operativa del settore bancario. Penso all’AML, in cui ad esempio sono possibili una serie di semplificazioni per l’identificazione di un soggetto, come l’uso dell’identità digitale o della firma elettronica qualificata. Capita che gli strumenti effettivamente a disposizione della banca, invece, siano più arretrati e necessitino di un attento lavoro di sviluppo per poter fare leva sulle possibilità che le norme e la tecnologia moderna mettono a disposizione. E questo dovrebbe guidare la banca nella sua evoluzione verso una nuova frontiera efficiente.

Maurice Lisi. Questo cambio di passo del Regolatore è ancora più chiaramente osservabile nei Paesi emergenti, in cui è molto forte la spinta a investire in alcune tecnologie, anche in chiave di innovazione finanziaria. Penso al Brasile, dove Nubank ha conquistato rapidamente moltissimi clienti e la banca centrale ha portato avanti il progetto Pix. Ma anche in Italia, e in Europa, abbiamo avuto dei casi simili, in cui la normativa apre agli operatori di mercato possibilità per innovare la loro offerta.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop